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martedì 28 gennaio 2014

Parità: Myam Mahmoud

Myam Mahmoud è una giovane artista dal Cairo.
La sua musica sfida le opinioni comuni della società riguardo le donne, compresi i punti di vista delle donne stesse. Il suo è un femminismo hip hop in contrasto con la visione misogina dell'hip hop americano.
Mahmoud ha detto che a volte le ragazze le scrivono dei loro problemi perché lei dia loro una voce. "Molte ragazze vogliono dire ciò che io rappo, ma non possono per molte ragioni. Io parlo per loro." Uno dei maggiori problemi per le donne egiziane sono le molestie sessuali. Un rapporto delle Nazioni Unite (aprile 2013) dice che il problema ha raggiunto "livelli senza precedenti ", con il 99,3% delle donne nel paese sottoposte a molestie di questo tipo.
"Non c'è una sola donna in Egitto, che non sia stata molestata, indipendentemente dal suo aspetto", ha detto Mahmoud. Parte del problema, secondo la cantante, sono le le donne stesse che non ne parlano. "Alcuni di noi ritengono che la risposta alle molestie è coprirsi, e se la ragazza è nascosta che non sarà aggredita", dice una sua canzone.
In Egitto sono state portate aventi iniziative per contrastare il problema. Per contro, esponenti religiosi conservatori accusano le donne, dicendo che invitano alle molestie e agli abusi sessuali. Mahmoud ha ricevuto una marea di messaggi negativi dopo la sua performance in TV, all'X-Factor egiziano, dove ha rappato con il velo: ma lei ha respinto le critiche,"Il velo non è mai stato un problema per me, perché è una mia scelta personale" ha detto.


Il testo della canzone "Le ragazze"

The Girls
Girls in our society are divided

Into those who wear the niqab,
those who wear the veil

And those who are in between

There are a lot of cases that depend on the girl

How she dresses, and how she looks

But this is not the rule
How can you judge me, by my hair or by my veil?

If one day you look at me, I am not going to be the one

Hiding her, my embarrassment

You catcall and you harass

Thinking this is right not wrong 

Even if these are words

This is not the kind of treatment

These are stones

It is not her clothing that is inappropriate or wrong

It’s this way of thinking which is

Sometimes the clothing is too much 

But you are the one to blame

One look could hurt

And it is not right of you to be staring

You deserve to be slapped twice on the face 

Femininity in Egypt is divided into two parts

There is a difference between what men and women
 consider

And both are wrong
Who said that femininity is about dresses

Femininity is about intelligence and intellect

It is also about the way she was raised

And her religiosity
 Girls have lost confidence in themselves 

Now she puts in makeup

And dresses in different colors on top of each other

The problem is not with the girl
The problem is with the society that influences the girl
e very second
If you ask girls if they have good taste in dressing

They will say yes we have
But our lives cannot be described

Our lives have become very materialistic
And everyone wants something that would endure

You get what you pay for

The expensive things are better than the cheap.

Le ragazze
Ragazze che nella nostra società si dividono
Tra quelle che indossano il niqab, quelle che indossano il velo
E quelle che sono in mezzo
Ci sono molti casi che dipendono dalla ragazza
Come si veste e come appare
Ma questa non è la regola
Come si può giudicare me, per i capelli o per il mio velo?
Se un giorno tu mi guardassi, io non ho intenzione di essere quello
Nascondere lei, il mio imbarazzo
Tu fischi e molesti
Pensare questo è giusto, non sbagliato
Anche se queste sono parole
Questo non è il tipo di trattamento
Queste sono pietre
Non è il suo abbigliamento che è inadeguato o sbagliato, lo è questo modo di pensare
Talvolta l'abbigliamento è esagerato
Ma tu sei quello da biasimare
Uno sguardo potrebbe ferire
E non è giusto che tu (mi) guardi così
Meriti di essere schiaffeggiato due volte sul viso
La femminilità in Egitto è diviso in due parti
C'è una differenza tra quello che gli uomini e le donne ritengono
Ed entrambi sono sbagliati
Chi ha detto che la femminilità riguardi gli abiti
La femminilità è intelligenza e intelletto riguarda anche del modo in cui è stata allevata
E la sua religiosità
Le ragazze hanno perso la fiducia in se stesse
Ora lei si trucca
E mette abiti in diversi colori su uno sopra l'altro
Il problema non è della ragazza
Il problema è della società che influenza la ragazza ogni secondo
Se chiedete le ragazze se hanno il buon gusto nel vestire
Diranno sì, ne abbiamo
Ma la nostra vita non può essere descritta
Le nostre vite sono diventate molto materialiste
E tutti vogliono qualcosa che possa durare
Si ottiene quello che si paga
Le cose costose sono migliori di quelle a buon mercato.


martedì 14 gennaio 2014

lunedì 6 gennaio 2014

Malala Yousafzai


Dopo il premio Nobel sfuggitole per pochi voti, la giovane attivista pachistana Malala Yousafzai ha ricevuto lo scorso novembre il premio Sakharoz per la libertà di pensiero, riconoscimento assegnato dall’Unione europea. Il premio le è stato consegnato dal presidente del parlamento europeo Martin Schultz a Strasburgo. Nel suo discorso, Malala ha detto che la forza di un paese non si misura in base al suo esercito, ma all'educazione del suo popolo. "Questi bambini non vogliono un Iphone, una X-box, una Playstation o dei cioccolatini. Vogliono solo un libro e una penna".

Il sito di Malala.
Il blog di Malala.
Il discorso di Malala alle Nazioni Unite:


Il diario di Malala del 2009 e qui la traduzione in italiano:

Sabato 3 gennaio: “Ho paura” Ho fatto un sogno terribile ieri, con gli elicotteri militari e i talebani. Faccio questi incubi dall’inizio dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e sono andata a scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola. Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il numero è diminuito a causa dell’editto dei talebani. Per la stessa ragione, le mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi con le famiglie. Mentre tornavo a casa, ho sentito un uomo che diceva “Ti ucciderò”. Ho affrettato il passo, guardandomi alle spalle per vedere se mi seguiva. Ma con grande sollievo mi sono resa conto che parlava al cellulare. Minacciava qualcun altro.
Domenica 4 gennaio: “Devo andare a scuola” Oggi è vacanza, e mi sono svegliata tardi, alle 10 circa. Ho sentito mio padre che parlava di altri tre cadaveri trovati a Green Chowk (al valico). Mi sono sentita male sentendo questa notizia. Prima del lancio dell’operazione militare, andavamo spesso a Marghazar, Fiza Ghat e Kanju per il picnic della domenica. Ma ora la situazione è tale che da un anno e mezzo non facciamo più un picnic. Andavamo sempre anche a passeggiare dopo cena, ma adesso torniamo a casa prima del tramonto. Oggi ho aiutato un po’ in casa, ho fatto i compiti e ho giocato con mio fratello. Ma il mio cuore batteva forte — perché devo andare a scuola domani.
Lunedì 5 gennaio: “Non indossare vestiti colorati” Mi stavo preparando per la scuola e stavo per indossare la divisa, quando mi sono ricordata di ciò che il preside ci ha detto: “Non indossate le divise, e venite a scuola in abiti normali”. Perciò ho deciso di mettermi il mio vestito rosa preferito. Anche altre ragazze indossavano abiti colorati, per cui c’era un clima molto casalingo in classe. Una mia amica è venuta a chiedermi: “Dio mio, dimmi la verità, la nostra scuola sarà attaccata dai talebani?”. Durante l’assemblea del mattino, ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i talebani sono contrari. Dopo pranzo, a casa, ho studiato ancora un po’, e poi la sera ho acceso la tv. Ho sentito che a Shakarda viene rimosso il coprifuoco che era stato imposto 15 giorni fa. Sono contenta perché la nostra insegnante di inglese vive nella zona e adesso forse riuscirà a venire a scuola.
Mercoledì 7 gennaio: “Né spari né paura” Sono stata a Bunair in vacanza per Muharram (una festività musulmana). Adoro Bunair per via delle sue montagne e dei suoi rigogliosi campi verdi. La mia Swat è anch’essa molto bella, ma non c’è pace. Ma a Bunair c’è pace e tranquillità. Non ci sono spari né paura. Siamo molto felici. Oggi sono stata al mausoleo di Pir Baba e c’era tanta gente, loro erano lì per pregare, noi per un’escursione. C’erano negozi che vendevano bracciali, orecchini e bigiotteria. Ho pensato di comprare qualcosa, ma niente mi ha colpito particolarmente, mentre mia madre ha comprato degli orecchini e dei bracciali.
Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere l’ultima volta che vado a scuola” Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché le vacanze invernali cominciano domani. Il preside ha annunciato quando iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima volta che succede. In passato, la data di riapertura veniva sempre annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché non l’abbia fatto, stavolta, ma io credo che i talebani abbiano annunciato che l’editto contro l’istruzione femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15 gennaio. Stavolta le ragazze non sono così entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano ottimiste e dicevano che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi hanno confidato che i genitori hanno deciso di lasciare Swat e di trasferirsi in altre città per il bene della loro istruzione. Visto che oggi era l’ultimo giorno di scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo. Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato l’edificio pensando che potrei non tornarci mai più.
Giovedì 15 gennaio: “Il suono dell’artiglieria riempie la notte” Il rumore del fuoco dell’artiglieria riempiva la notte, e mi ha svegliata tre volte. Ma dal momento che non c’è scuola, mi sono alzata più tardi, alle 10 del mattino. Poi è venuta a casa la mia amica e abbiamo parlato dei compiti. Oggi è il 15 gennaio, è l’ultimo giorno prima che entri in vigore l’editto talebano, e la mia amica continuava a parlare dei compiti, come se non stesse accadendo niente al di fuori dell’ordinario. Oggi ho anche letto il diario che ho scritto per la BBC (in urdu) e che è stato pubblicato sul giornale. A mia madre piace il mio pseudonimo “Gul Makai”, e ha detto a mio padre “perché non cambiamo il suo nome e la chiamiamo Gul Makai?” Anche a me piace perché il mio vero nome vuol dire “addolorata”. Mio padre dice che alcuni giorni fa qualcuno gli ha mostrati una copia di questo diario dicendo quanto sia fantastico. Papà ha sorriso, ma non poteva nemmeno dire che l’autrice è sua figlia.

Ma cosa vuol dire essere un bambino in Pakistan? Scoprilo con questo documentario.
E per finire, un documentario su Malala e le sue compagne:




La scienza: un gioco da ragazze

Cosa c'è in questa pagina?

- un quiz: scopri la scienziata che è in te
- profili di donne scienziate: una veterinaria ricercatrice e un'ingegnera
- scopri i motivi per cui la scienza ha bisogno di te
- la pagina facebook
- la mappa dei lavori da sogno che la scienza offre




COSE DA MASCHI E COSE DA FEMMINE

Se nasce un bambino appendono il fiocco blu, gli comprano le macchinine, lo iscriveranno a calcio. Se nasce una bambina il fiocco è rosa, le comprano bambole, la iscriveranno a danza. Questo è l’ABC del genere sessuale che sperimentiamo fin dai primissimi anni di vita.
Sono stereotipi: visioni semplificate e largamente condivise. C'è lo stereotipo del Natale con la neve, le renne e i regali, quello della cucina italiana come la più raffinata del mondo, quello del rock associato al consumo di droghe, e quello che stabilisce fin dalla nascita cosa un maschio e una femmina possono o non possono fare.
Ci sono stereotipi innocui e altri, come quelli sui maschi e sulle femmine (stereotipi di genere), che devono essere cambiati perché sottendono gravi ingiustizie.
A volte si assumono per comodità, o ne siamo immersi; formano e condizionano il nostro immaginario.

Ma esistono davvero “cose da maschi” e “cose da femmine”? Cosa ne pensano i bambini? Abbiamo visto questo video dopo aver r isposto alle stesse domande:


Cosa ne pensano gli adolescenti? In questo video parlano gli studenti del liceo tecnologico Molinari di Milano:


Quasi tutti i paesi europei  dispongono di politiche in materia di parità tra i sessi nel campo dell’istruzione o intendono dotarsene. L’obiettivo primario è superare i tradizionali ruoli e gli stereotipi legati al sesso. 
Scarse sono le iniziative dei governi volte a informare i genitori sulle tematiche della parità tra i sessi e a coinvolgerli maggiormente nella promozione della parità di genere nel mondo dell’istruzione. Tra gli altri obiettivi vi sono: l’aumento della presenza delle donne negli organi decisionali, il superamento dei modelli relativi ai risultati educativi in funzione del sesso, e la lotta alle molestie basate sul genere nelle scuole.

Ecco come si esprime la Commissione europea sull'uguaglianza di genere.
Consideriamo alcuni dati e proviamo a fare qualche riflessione:

% di occupati - uomini e donne nell'Unione Europea


% di occupati secondo il sesso e lo stato familiare