domenica 14 dicembre 2014

2A - Aggressività, cooperazione, altruismo

La cooperazione è la capacità dei viventi di vivere agendo assieme. L’altruismo rappresenta invece una forma di cooperazione che non offre immediati vantaggi a chi la manifesta.
L’animale-uomo è geneticamente predisposto a interagire con i consimili. Siamo allo stesso tempo anche soggetti ad aggressività, al territorialismo, alla competizione per le risorse, all’irritabilità, a conseguire uno status gerarchico di dominanza.

Molti aspetti della cooperazione mutualistica e altruistica nell’uomo sono ancora poco chiari, e che gli studi del secolo scorso non tenevano in gran conto i dati provenienti dagli studi sull’evoluzione culturale: in altre parole, sulle modalità stesse con le quali le tradizioni, i riti, le credenze, le organizzazioni sociali e le istituzioni si siano formati nel tempo.

Noi abbiano considerato alcuni esempi tratti dal mondo animale.

LUPI 
Struttura sociale 
Il Lupo vive in branchi, unità sociali stabili, che cacciano, allevano la prole e difendono il territorio in maniera integrata e coordinata (Mech & Boitani, 2003). Generalmente il branco corrisponde ad una unità familiare che nasce quando due individui di sesso opposto si incontrano in un territorio idoneo e si riproducono. La dimensione media dei branchi è di circa 7 individui (Mech, 1970) ma può variare da un minimo di due ad un massimo di 15 nel periodo invernale (sono segnalati anche casi eccezionali con 36 individui in un branco).
I cuccioli generalmente rimangono all’interno del branco fino al primo anno di età, e man mano che si avvicinano alla maturità sessuale possono prendere due direzioni diverse: disperdersi, con lo scopo di creare un nuovo branco oppure rimanere all’interno del branco natale nella speranza di acquisire uno status di riproduttore.



Gerarchia 
La stabilità del branco viene garantita dai legami sociali che si formano tra i singoli individui attraverso un insieme di comportamenti e strumenti di comunicazione (olfattiva, visiva e acustica); questi legami seguono una struttura gerarchica in cui ogni esemplare ha una sua posizione ben precisa e di conseguenza dei privilegi maggiori o minori nelle varie attività (alimentazione, riproduzione, caccia, difesa del territorio etc.) (Mech, 1970).
Esistono due linee gerarchiche: una per i maschi e una per le femmine. Il maschio e la femmina più forti e quindi al vertice della gerarchia formano la coppia riproduttrice detta anche coppia alfa; scendendo verso il basso nella gerarchia si trovano gli altri individui subordinati.


La struttura gerarchica del branco può cambiare, attraverso soprattutto le interazioni tra gli individui che lo costituiscono ed è causata molto spesso dalla variazione dei rapporti di forza tra gli individui dovuti all’età o a problemi di salute; il capobranco è di solito il maschio dominante, che non necessariamente è il più vecchio: esso ha il controllo di tutto il branco, inclusi gli altri maschi, anche i più vecchi, che si sottomettono a lui con i tipici atteggiamenti "affettuosi" che assumono di solito i cuccioli nei confronti dei genitori.



La vita in gruppo permette la difesa del territorio, una migliore utilizzazione delle risorse alimentari e, soprattutto, condizioni più sicure per allevare i cuccioli. Possedere un territorio significa conoscerlo a fondo, perché ciò aumenta la possibilità di trovare un rifugio sicuro quando incombe un pericolo. Vivendo in gruppo, i cuccioli restano relativamente a lungo in contatto con gli adulti – di regola per un periodo superiore a un anno, e tale permanenza equivale a un apprendistato alquanto lungo. La forma di organizzazione sociale del lupo è il gruppo familiare o il branco, dove esiste una gerarchia chiaramente definita.
Il compito più importante del branco è la protezione dei cuccioli. In tale contesto, uno dei compiti tipici degli adulti è quello di avvertire i cuccioli in caso di pericolo, oppure di ricondurli sempre nella tana e nutrirli. La coppia alfa è al vertice della gerarchia, seguita dal maschio beta. La coppia alfa decide in merito alle attività vitali del branco: la caccia, gli spostamenti del branco, la difesa del territorio (marcare il territorio, ululare).

Il compito più importante della coppia alfa è però quello di regolare la procreazione all’interno del branco. Il controllo viene esercitato soprattutto da parte della femmina alfa, che impedisce alle altre femmine del branco di riprodursi. In linea di massima è sempre la femmina alfa che si riproduce. Le altre femmine del branco partecipano spesso all’allevamento dei cuccioli, mentre i lupi subadulti svolgono il ruolo di guardiani. Essi impediscono che le aggressioni fra i cuccioli e i giovani lupi debordino, prima che esse siano state ritualizzate.
La coesione interna al gruppo, la preservazione della struttura sociale, la difesa del territorio, in poche parole la sopravvivenza del branco, dipendono dalle capacità di comunicazione dei lupi. È impossibile mantenere una gerarchia in un gruppo, se non si possiede un linguaggio evoluto. I lupi hanno sviluppato un sistema di comunicazione complesso, basato soprattutto sull’espressione facciale, corporea, e dello sguardo, sulla vocalizzazione e sulle comunicazioni olfattive (urina, feci, tracce di raschiamenti con le unghie sul terreno). Succede, a volte, che membri subdominanti, p. es. le giovani femmine, vengano cacciati dal branco. Spesso capita però che siano i giovani maschi, di uno o due anni, a lasciare il branco, prima temporaneamente, poi definitivamente. Essi intraprendono una vita solitaria sino a quando hanno trovato una compagna con la quale fondare un nuovo branco.

ALTRI ESEMPI
Per lo più si tratta di relazioni utili, in termini di cooperazione e opportunismo, ma ci sono anche casi di vere amicizie, rapporti di piena parità.
I giovani maschi di babbuino spesso «adottano» piccole femmine all’età dello svezzamento e le proteggono per anni, quando queste femmine diverranno adulte più facilmente sceglieranno il loro protettore e amico per riprodursi.
I maschi di Macaca «adottano» per qualche ora del giorno piccoli che col tempo potrebbero più facilmente divenire spontanei alleati; simili fenomeni sono stati registrati anche nelle manguste e in altre specie, tra individui dello stesso o di diverso sesso.

Non mancano rapporti aneddotici di amicizie disinteressate, basate presumibilmente solo su affiatamento, consuetudine, solidarietà e lealtà. Vengono riportate abbastanza frequentemente tra gli animali domestici, che per lo più vivono in condizioni di competizione rilassata, in quanto foraggiati dall’uomo, ma anche tra i selvatici in natura (Goodall, 1986). Ricordo, in particolare, il caso di un licaone che si trattiene ad allontanare le iene da una carcassa per permettere ad un vecchio maschio malandato del suo gruppo, col quale era rimasto indietro rispetto al resto del branco, di mangiare a sazietà, trattenendosi egli stesso dal consumare la carne. Da quel vecchio maschio il giovane licaone non poteva aspettarsi molto, ma la cooperazione è così vitale per questa specie che nel branco ogni individuo ha valore. Se quel giovane maschio avesse però avuto dei cuccioli propri nel branco, probabilmente non sarebbe stato così generoso col vecchio.

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