Visualizzazione post con etichetta evoluzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta evoluzione. Mostra tutti i post

martedì 26 febbraio 2019

3A - Chi siamo e da dove veniamo

Mercoledì 20/02 abbiamo fatto lezione alla Sala 9 del Museo di Storia Naturale.
Questa esposizione è dedicata all'origine e all'evoluzione dell'uomo
Per evoluzione umana si intende il processo di origine ed evoluzione dell'Homo sapiens.
Alla sua comprensione hanno contribuito molte scienze differenti: fisiologia, anatomia comparata, archeologia, geologia, linguistica, genetica...
Si pensa che, circa 5-6 milioni di anni fa, ci siamo evoluti nel Rift africano da un progenitore comune  tra lo e lo scimpanzé, e che 2,3-2,4 milioni di anni fa, dal genere Australopithecus si sia differenziato il genere Homo.



Homo erectus si è poi diffuso in tutto il mondo fra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa, creando anche specie locali come l'Uomo di Neandertal in Europa. Un'ipotesi alternativa è che Homo erectus, lasciata l'Africa 2.000.000 di anni fa, si sia evoluto in Homo sapiens in diverse parti del mondo (Ipotesi multiregionale).

La visita al Museo si apre con un'introduzione all'ordine dei primati cui apparteniamo.
Le vetrine successive illustrano l'evoluzione dell'uomo con lo sviluppo delle facoltà cerebrali e il contemporaneo aumento delle dimensioni del cranio, l'acquisizione della postura eretta e l'aumento delle capacità di manipolazione degli oggetti. Una trattazione delle tappe fondamentali dell'evoluzione illustra le diverse specie finora trovate.
Uno degli esemplari di maggior pregio è il calco dello scheletro di Australopithecus afarensis, noto al pubblico con il nome confidenziale di Lucy. 

A sinistra, Lucy, a destra H. sapiens

Noi e il gorilla

Come si fa a capire che Lucy camminava eretta?
Si osserva l'inclinazione del femore: quella di Lucy è come la nostra.

Cosa mangiava Lucy? Da cosa si può capire?

 
L’antropologo Peter Ungar ha condotto uno studio sui denti degli australopiteci che rivela dettagli interessanti sulla loro dieta.  Lucy mostra denti con smalto ispessito e appiattito, per cui mangiava anche cibi duri o abrasivi come noci, semi e tuberi oltre a erbe e foglie.

Lucy camminava eretta: andatura bipede, rapporti familiari e amore

La stazione eretta non è affatto una posizione naturale. Essa è una sfida alle leggi della gravità perché eleva il baricentro del corpo e lo colloca in una posizione di perenne instabilità. Richiede una notevole spesa energetica per la ricerca continua della posizione di equilibrio. Implica anche una serie di rischi come ad esempio l'immobilità, o quasi, in caso di ferite o di fratture di un arto e una serie di disturbi, anche gravi, come lo schiacciamento delle vertebre, le sciatiche, le vene varicose, ecc.
E allora quali sarebbero stati i benefici derivanti da questa mutazione in grado di compensare questi inconvenienti?

Il vero beneficio sarebbe rappresentato dalla possibilità di utilizzare gli arti superiori come strumenti di presa e di trasporto di oggetti di varia natura e nello stesso tempo di acquisire, grazie alla maggiore altezza, un migliore controllo del territorio.

Si sa che gli organismi viventi hanno tanto più successo, nella lotta per la sopravvivenza, quanto più sono in grado di lasciare una discendenza: non produrre gran numero di figli, ma far in modo che ne rimanga in vita il maggior numero possibile di quelli nati e per il tempo necessario perché sia prodotta a sua volta altra prole.

Ebbene nella nostra specie, a differenza di tutti gli altri mammiferi, e quindi anche delle scimmie, la femmina non ha l'estro (con questo termine si indica quel periodo di fecondità in cui gli animali manifestano, attraverso segni esteriori evidenti, un desiderio irrefrenabile all'accoppiamento).
L'estro è una garanzia di prolificità.

Ma nell'uomo non è così: esso, come tutti sanno, può avere rapporti sessuali senza che questi portino necessariamente alla nascita di un figlio.
Che cosa c'entra tutto ciò con la posizione eretta?

Immaginiamo che fra gli Ominidi che abitavano la foresta alcuni acquisirono la posizione eretta attraverso una mutazione, dopo che furono costretti a discendere dagli alberi indotti dai cambiamenti climatici. In questi individui, appena scesi a terra, la stazione eretta era presumibilmente molto malsicura, ma andò lentamente migliorando. A questa evoluzione contribuirono alcune mutazioni fra cui la comparsa di un individuo (femmina) privo dell'estro.

La prima femmina senza l'estro non avrebbe dunque richiamato l'attenzione del maschio dominante, quello che, all'interno del gruppo, feconda tutte le femmine. 
Il fatto di non possedere l'estro dovrebbe rappresentare uno svantaggio evolutivo.

Immaginiamo allora che all'interno di un gruppo di pre-Ominidi che abitavano la foresta e che vivevano sugli alberi, ma che erano anche in grado di camminare al suolo in posizione eretta (o quasi), sia comparsa una femmina senza l'estro. Questa femmina avrebbe potuto accoppiarsi con un giovane del gruppo senza incontrare ostacoli da parte del maschio dominante in quanto quest'ultimo non si sarebbe accorto di lei proprio perché priva dell’estro e dei suoi evidenti segnali. Da questi rapporti, apparentemente sterili, sarebbe potuta nascere una discendenza, e quindi altre femmine di quel tipo, cioè senza l'estro. Notare che questa situazione corrisponde ad una disponibilità sessuale continua da parte della femmina e non limitata a certi periodi come con l’estro.

Una femmina però che si fosse trovata sola a provvedere all'allevamento del piccolo, avrebbe incontrato enormi difficoltà e forse non ce l'avrebbe fatta a far sopravvivere il figlio e sé stessa.Negli animali che vivono in comunità, tutti i componenti del gruppo erano chiamati a collaborare per l'interesse comune. A causa della situazione che si era venuta a creare dovette svilupparsi un nuovo tipo di rapporto fra i singoli componenti del gruppo; si dovette cioè instaurare, fra individui di sesso diverso, un legame personalizzato, di tipo monogamo, in cui il maschio, compensato dalla disponibilità sessuale continua, si sarebbe legato ad un'unica femmina, e precisamente a quella dalla quale aveva avuto il figlio. Forse in questo modo è nato quello che chiamiamo amore, cioè un rapporto di coppia stabile fondato su attrazioni di tipo diverso da quei comportamenti stereotipati riscontrabili negli animali che conducono vita comunitaria.

In questa particolare situazione la stazione eretta sarebbe stata di grande utilità perché avrebbe consentito di tenere in braccio i cuccioli. La liberazione delle mani dalla schiavitù della locomozione avrebbe consentito inoltre il trasporto del cibo e pertanto il bipedismo e la stazione eretta si sarebbero rivelati, alla fine, un vantaggio nella lotta per l'esistenza, perché avrebbero consentito il perfezionamento delle cure parentali e quindi in definitiva una migliore garanzia di sopravvivenza.
In conclusione, anche l’amore ha una storia “evolutiva”.

Il grande balzo in avanti di Homo sapiens

All’incirca 40mila anni fa si registrano alcune trasformazioni dell’apparato che permette l’emissione di suoni – cioè l’abbassamento della faringe e un diverso posizionamento della laringe.
Queste novità anatomiche compaiono in un ominide che aveva già acquisito la stazione eretta. L’uso delle mani e lo sviluppo di un apparato capace di produrre una più vasta gamma di suoni sono gli strumenti con cui i nostri antenati svilupperanno le straordinarie capacità che cambieranno il corso dell’esistenza della nostra specie.

I paleoantropologi parlano di un grande balzo in avanti di Homo sapiens in termini di comparsa di capacità cognitive nuove e non confrontabili rispetto a quelle degli altri Primati: nascono la diversità culturale e linguistica, l'arte, le pratiche di sepoltura.

L’Homo sapiens possedeva il corredo anatomico, neurale e comportamentale necessario già centomila anni prima: perché ha aspettato tanto? Perché l’avvicinamento alla produzione simbolica, all’arte, alla spiritualità e alla diversità culturale non è stato graduale? Perché questa discontinuità? Non c’è stata la comparsa di strutture che non fossero già presenti nelle scimmie antropomorfe: è stata solo una questione di organizzazione e di connessione fra le parti.

Oggi molti scienziati ipotizzano che intelligenza simbolica sarebbe connessa all’emergenza del linguaggio articolato.
Quest’ultimo sarebbe scaturito dall’abbassamento della laringe, che comporta la modificazione del suono proveniente dalle corde vocali. È una trasformazione anatomica molto rischiosa per una specie, perché la discesa della laringe impedisce all’animale di deglutire e di respirare allo stesso tempo, esponendolo al rischio continuo di soffocamento.
Nessun mammifero eccetto Homo sapiens ha adottato questa modificazione e anche i cuccioli umani, fino all’età di due anni, rimangono con la laringe alta per poter succhiare il latte e respirare contemporaneamente: entrambi non possiedono l’apparato necessario per il linguaggio articolato. Il linguaggio articolato comporta rischio: per avere i suoi vantaggi si deve correre il pericolo del soffocamento ( il video sulla deglutizione è qui).

Alla nascita la laringe del neonato è in posizione alta, all’altezza di C1-C2. Questo comporta la separazione fra respirazione e deglutizione: ciò permette al neonato di respirare e poppare contemporaneamente.
Più avanti la laringe discende fino ad estendersi da C3 a C7. Si sviluppano attività riflesse volte a proteggere le vie respiratorie inferiori al passaggio del bolo o di altre sostanze che transitano in faringe. La laringe acquisisce specializzazioni nelle funzioni respiratoria e fonatoria, con importanti implicazioni riflesse durante la deglutizione.





Australopiteci in 3A

  
  

  



domenica 10 febbraio 2019

DARWIN DAY 2019

In occasione del Darwin Day 2019 - celebrazione internazionale in onore di Charles Darwin che si tiene ogni anno in occasione dell'anniversario della sua nascita, il 12 febbraio - il Museo di Storia Naturale di Milano ospita due giorni di eventi dal titolo Natura Immaginata.
Milano - 

Charles Robert Darwin (1809 – 1882) è stato un naturalista, biologo e geologo britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari, e della loro diversificazione e moltiplicazione per discendenza da un antenato comune.
Già da scolaro Darwin iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, ad osservare gli uccelli. A 16 anni fu iscritto dal padre, all'università di Edimburgo, presso la facoltà di Medicina che però abbandonò nel 1827. Suo padre, insoddisfatto che non fosse diventato medico e temendo divenisse un buono a nulla, lo spedì nel 1828 nel Christ's College a Cambridge, sperando in una sua carriera ecclesiastica.
A Cambridge, Darwin fu fortemente influenzato da personalità scientifiche. Questa esperienza, unitamente all'interesse per le collezioni di coleotteri sviluppatosi accompagnandolo in escursioni in campagna alla caccia di insetti, lo indirizzò verso la storia naturale.
Partecipa alla spedizione della nave Beagle, comandata da Robert Fitzroy, in partenza per una spedizione cartografica di cinque anni attorno alle coste del Sud America. Nel lungo periodo trascorso in viaggio registrò con estrema precisione moltissime osservazioni naturalistiche, poi pubblicate in celebre diario.
Il più celebre saggio di Darwin, L'origine delle specie, fu pubblicato solo nel 1859; la prima edizione (in 1250 copie) andò esaurita in due giorni. Il libro fu fonte di aspre controversie , poiché esso contraddiceva le allora diffuse teorie «scientifiche» di un intervento divino diretto sulla natura e contrastava con la Creazione vista secondo interpretazione letterale del libro della Genesi.
Gli appuntamenti a Milano:

martedì 10 ottobre 2017

3A - Evoluzione

Oggi abbiamo provato il IL GIOCO DEI BECCHI*
di Matteo Bisanti, Aurora Pederzoli, Roberto Guidetti - Dipartimento di Scienze della Vita - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
* Abbiamo fatto qualche variazione rispetto alla scheda originale.

Osservando i fringuelli delle Galapagos, durante il suo viaggio sul brigantino Beagle, Darwin si accorse che i minuti uccellini presentavano alcune differenze tra loro, pur vivendo su isole molto vicine l'una all'altra. Le differenze osservabili si erano fissate nel tempo e permettevano agli uccellini di nutrirsi di un tipo specifico di cibo che essi trovavano nel loro ambiente.

Scrivi tu i materiali usati e il procedimento.
Trascrivi in bella la tabella con il calcolo del cibo raccolto per gruppo e per tipologia.
Il recipiente rappresenta l’ambiente entro cui vivono tutte le specie di fringuelli.
Gli uccellini differiscono per forza e dimensione del becco.
Nell’ambiente vivono tutti gli uccellini e lì cercano cibo per loro stessi. Ogni gruppo ha uno strumento di raccolta e l’immagine di un tipo specifico di fringuello.
Attenzione all’analogia tra il becco degli uccelli e le “pinze” (vedi sotto le pinze).


Domande guida
Quali differenze si riconoscono?
Chi è riuscito ad afferrare le castagne e le susine?
Chi può riuscire a spaccarle le castagne secche o rompere l’involucro di quelle fresche per mangiarle? Chi ha le pinzette più piccole cosa è riuscito a raccogliere?
Quante lenticchie ci vogliono per sfamare l’uccellino minuto con il becco piccolo?
Per l’uccello grande basterebbero solo le lenticchie?
Chi ha raccolto più cibo?
Si tratta di cibo che si può mangiare con il becco in dotazione?
Per l’uccello con il becco robusto basterebbero solo le lenticchie?
Quante lenticchie equivalgono a una castagna?
Gli uccellini si possono diversificare a seconda del tipo di cibo di cui riescono a nutrirsi?
Se gli uccellini più piccoli riuscissero ad afferrare una castagna secca riuscirebbero a mangiarla? 
Aveva senso raccogliere tanto cibo di qualunque tipo o era necessario per alcune specie riflettere su cosa poteva poi essere mangiato?
Cosa fare se non si trova cibo da raccogliere e consumare per il becco in dotazione?

Animali molto simili tra loro hanno comunque delle caratteristiche che li differenziano. Spesso queste differenze sono conseguenza del processo noto come selezione naturale, cioè vengono selezionati certi caratteri piuttosto che altri in risposta alle pressioni ambientali, in particolare alle risorse di cibo disponibili sul territorio.
Qual è il ruolo della selezione naturale sulle differenze nei caratteri di specie apparentemente molto simili tra loro?Una domanda che emersa è: ad animali piccoli basta poco cibo per sopravvivere? Animali grandi devono mangiare tanto? Analizziamo alcuni fatti.

Un elefante adulto pesa 6 t e può consumare fino a 136 kg di cibo in un solo giorno.
Qual è il rapporto tra il peso del cibo che mangia l’elefante e il peso dell’animale?
6 t= 6000 kg
136 : 6000= 0.023

Un toporagno pesa 5-12 grammi e solitamente in un giorno divora una quantità di prede pari al suo peso o anche maggiore.
Se prendiamo per esempio un toporagno che pesa 10 g, mangerà più 10 g di cibo.
Supponiamo che mangi 14 g di cibo. Qual è il rapporto tra il peso del cibo che mangia il toporagno e il peso dell’animale?
14 : 10= 1,4

Una balenottera azzurra ha una lunghezza di circa 30 metri e pesa una media di 150 tonnellate. Mangia anche 3600 kg al giorno di krill.
150 t= 150000 kg
3600 : 150000=0,024

Puoi tentare una conclusione?

lunedì 25 settembre 2017

3A-Il lavoro dello scienziato

L'analisi dei reperti fossili e l'anatomia comparata sollecitano ad attente osservazioni.
Guarda le immagini ed elenca le differenze. Rifletti sul lavoro dello scienziato.
L'ultimo ritrovamento a Naledi
Uomo di Naledi, H. sapiens e Lucy

Esempio di reperto fossile
Ricostruire la storia della specie è un lungo e complesso lavoro
L'anatomia comparata ci fa capire a chi può appartenere un osso e se l'individuo camminava eretto o no


A chi potrebbero appartenere?


Cosa evidenziano le frecce rosse?
A. afarensis e H. sapiens: le differenze

Evoluzione della capacità cranica


L'angolo del femore rispetto alla verticale cambia nelle tre immagini?

venerdì 22 settembre 2017

3A - Evoluzione

Quanto siamo diversi dai gorilla?



Cosa fa la differenza?

Leggiamo un estratto dal National Geographic.
(tutto l'articolo qui http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2012/03/08/news/noi_e_i_gorilla_parenti_ancora_pi_stretti-896367/)

Un gruppo di scienziati ha sequenziato il genoma dei gorilla, scoprendo che la loro "parentela" con gli esseri umani è più stretta di quanto si pensasse. L'individuo studiato è una femmina di nome Kamilah, un gorilla di pianura occidentale ospitato nello zoo di San Diego.
Nel 2008, quando la gorilla aveva 30 anni, un'équipe di genetisti del Wellcome Trust Sanger Institute, un centro di ricerca britannico, ha raccolto il suo DNA; quattro anni dopo, i risultati dello studio vengono pubblicati dalla rivista Nature. Viene così completato il sequenziamento del genoma di tutti i grandi primati: oltre il gorilla, conosciamo quello dello scimpanzé, dell'orango e, naturalmente, quello dell'uomo.

La comparazione tra il DNA del gorilla e il nostro ci aiuterà a indagare sulle origini dell'essere umano e sulla separazione della nostra linea evolutiva da quella delle scimmie antropomorfe, avvenuta in Africa tra sei e dieci milioni di anni fa.

"La sequenza del genoma umano è identica forse al 98 per cento a quella del gorilla", spiega Chris Tyler-Smith, un altro genetista del Wellcome Trust. "In altre parole, gran parte dei nostri geni sono molto simili o addirittura identici ai corrispondenti geni dei gorilla. Ma quelle che ci interessano di più sono le poche sequenze differenti". Una delle scoperte più interessanti, ad esempio, è un gene che con tutta probabilità determina la crescita di uno strato di cheratina - la proteina di cui, ad esempio, sono fatte le unghie - sulle nocche delle mani dei gorilla. Una variante genetica che permette all'animale di appoggiarsi sulle nocche mentre cammina, e che sembra assente nell'uomo.


sabato 16 settembre 2017

3A - Pesci: riflessioni e domande

RIFLESSIONI E DOMANDE FATTE DURANTE L'ATTIVITA'

MISURE
 • Abbiamo misurato “altezza” del pesce (escluse le pinne dorsali e ventrali) e “lunghezza” (escluse le pinne caudali).
 • Come si può ricavare una misura di “rotondità” avendo “altezza” e “lunghezza”? La rotondità è il rapporto tra le due.
• Si divide l’altezza per la lunghezza o viceversa? Abbiamo provato i due modi ma concludiamo che se si divide l’altezza per la lunghezza il numero che risulta è più grande per il pesce più tondo. Abbiamo un “coefficiente di rotondità”.

GENERAZIONI
• Abbiamo considerato le varie generazioni di pesci.
• I pesci G1 sono “figli” di quale pesce? Del primo modello, che abbiamo chiamato "antenato".
• Ha senso l’espressione usata “figli di”? Sì, se usata nel senso di “riprodotti da”.
• I pesci 2 sono “figli” di quale pesce? Del secondo modello scelto dalla prof, che era il pesce più tondo della generazione 1.
 • I pesci 3 sono “figli” di quale pesce? Del terzo modello, che era il pesce più tondo della generazione 2.
 • I pesci G1 sono più o meno tondi dei pesci G2? e G2 rispetto a G3? G1 è meno tondo dI G2 e G2 meno tondo di G3. La valutazione è stata fatta confrontando le generazioni nel loro insieme.

MEDIA
• Questa differenza tra generazioni si può misurare? Per esempio con la media. La media è una rappresentazione matematica, dà un’idea della distribuzione delle grandezze fisiche degli elementi nel gruppo.
 • Abbiamo calcolato la media sommando le misure di tutti gli elementi dell’insieme e dividendo in parti uguali per il numero di elementi. La media è la misura della grandezza che avrebbe ciascun elemento se fossero tutti uguali, se cioè la grandezza fosse ridistribuita in modo uniforme.

SELEZIONE
 • Che cosa è successo ai pesci passando di generazione in generazione? Che la rotondità media del branco è aumentata, ovvero che le generazioni successive sono composte di pesci sempre più tondi.
• Perché? Perché la riproduzione è riservata solo ad alcuni pesci selezionati: i pesci G2 sono tutti figli del pesce che in G1 era il più tondo; i pesci G3 sono figli del pesce più tondo di G2.

Altre domande:
• E perché, se il genitore è più tondo, i figli sono più tondi? Perché i figli, anche se non sono uguali, assomigliano al genitore.
• Gli assomigliano già alla nascita? Ad esempio nella lunghezza?
• Ma la lunghezza massima raggiunta dipende solo dall’ereditarietà? No ci sono condizioni ambientali (es. nutrizione) che influiscono. Occorre distinguere (è non è facile) le influenze dell’ereditarietà e quelle dell’ambiente.

mercoledì 13 settembre 2017

3A-Pesci

L'attività fatta in classe è tratta da una proposta didattica di Marcello Sala (Pikaia). Il compito era riprodurre in modo assolutamente fedele il disegno di un pesce disegnato su un foglio A4.


Tra tutti i pesci la prof ne ha scelto uno che poi è stato copiato su un altro foglio A4, come in precedenza.


Tra i nuovi disegni realizzati la prof ha nuovamente scelto un pesce, e di nuovo ci ha chiesto di copiarlo.


Poi abbiamo appeso i nostri disegni. Quelli più in basso sono la terza "generazione" di pesci.

TUTTE E TRE LE GENERAZIONI DI PESCI
ALCUNI PESCI DELLA TERZA GENERAZIONE
La forma è stata il criterio che i disegnatori hanno scelto per copiare i pesci.
Nella prima "generazione" di pesci i disegni erano tutti uguali? No.
I pesci sono stati disegnati diversi con uno scopo? No.
Nessuna intenzionalità o finalità: la variazione è effetto di “errori” dei disegnatori nella riproduzione. La riproduzione comporta una variazione casuale.
In una popolazione c’è sempre diversità.
Di tutti i pesci della generazione 1 la prof ha scelto arbitrariamente il pesce più "tondo" . La stessa cosa è stata ripetuta con le generazioni 2 e 3.

Come sono gli ultimi pesci rispetto all'antenato?
I pesci 1 sono “figli” del pesce "antenato", il primo modello.
I pesci 2 sono “figli” del secondo modello, che era il pesce più tondo del gruppo 1.
I pesci 3 sono “figli” del terzo modello, che era il pesce più tondo del gruppo 2.
Abbiamo prodotto 4 generazioni successive.
Rispetto al modello iniziale, i pesci sono più "rotondi".

Come si può stabilire la “rotondità” del pesce con un criterio più scientifico?
L'indice di "rotondità del pesce" si calcola facendo il rapporto altezza/lunghezza. Se i pesci fossero circolari l'indice varrebbe 1 (lunghezza=altezza).
L'idea è che ciascuno calcoli l'indice di rotondità dei suoi pesci per calcolare poi la media delle tre generazioni disegnate.
La media è una rappresentazione matematica, non misura una grandezza fisica, ma dà un’idea della distribuzione delle grandezze fisiche degli elementi nel gruppo. Questo è il senso della statistica.
Di che cosa è misura la media? È la misura della grandezza che avrebbe ciascun elemento se fossero tutti uguali, se cioè la grandezza fosse ridistribuita in modo uniforme.

Per far questo useremo Excel o un foglio di calcolo Google:
FILE.
La prossima volta si organizzeranno i dati e si discuteranno i risultati.


martedì 27 settembre 2016

3A - Selezione naturale e artificiale

I cacciatori-raccoglitori sono quelle popolazioni il cui sistema di sostentamento alimentare non si basa su alcuna forma di agricoltura o allevamento ma unicamente su acquisizione e prelievo di cibo e risorse alimentari dalla natura selvatica, con la caccia degli animali e la raccolta di frutti selvatici, senza far ricorso, a fini alimentari, a specie domesticate, vegetali o animali.

La caccia e raccolta furono sostituite dall'agricoltura e dall'allevamento. La domesticazione delle piante è la selezione operata dall'uomo su un certo numero di specie vegetali giudicate più utili rispetto alla massa delle piante selvatiche: nasce l'agricoltura.

Si tratta di una selezione artificiale, che agisce nello stesso modo in cui opera la selezione naturale (pensa ai fringuelli). E' stata utilizzata per creare delle nuove varietà che avessero delle caratteristiche ritenute migliori rispetto a quelle di partenza. L'uomo allevatore o coltivatore seleziona d individui più favorevoli per il suo scopo (pecore più lanose, pecore con zampe più corte,spighe più ricche di semi, ...) e li utilizza come riproduttori per la generazione seguente. Col tempo si cambiano gli organismi nella direzione desiderata (pensa al gioco dei pesci!), incrementando la caratteristica scelta dall'uomo.

In natura, la selezione agisce in quelle varianti che conferiscono un migliore adattamento agli organismi, e che pertanto permetteranno di produrre una migliore discendenza. Nella selezione artificiale, le caratteristiche scelte dall'uomo sono a suo proprio beneficio.

Nel nostro lavoro di agricoltori siamo arrivati finalmente al raccolto e alla preparazione di alcune varietà di cereali.





Dal sito del prof. Bressanini (link più avanti): 



Il grano, o frumento, tenero (Triticum aestivum) è originario del medio oriente. La sua farina è alla base di moltissime preparazioni: pane, pizze, focacce, torte, brioches, biscotti, dolci lievitati e così via. Nella produzione della farina il chicco viene privato del germe e dell’involucro esterno. L’endosperma viene poi rotto e macinato in fasi successive per produrre una farina del tipo desiderato.
La legge italiana classifica le farine in commercio in base al contenuto di minerali. O meglio, vengono classificate in base alle ceneri, cioè a quello che rimane dopo aver bruciato la farina.

Più è basso il contenuto di ceneri, più la farina è bianca.
La farina integrale avrà invece il massimo contenuto di ceneri perché tutto il chicco è stato utilizzato e sarà più scura.

La legge italiana classifica le farine di grano tenero nei tipi 00, 0, 1, 2 e integrale.
La farina di grano tenero è composta per la maggior parte da amido (64%-74%) e proteine (9%-15%). Queste, a contatto con l’acqua e per azione meccanica, si legano fra loro e formano un complesso proteico chiamato glutine, creando una specie di maglia elastica. Il glutine assorbe una volta e mezzo il suo peso in acqua, e durante la lievitazione trattiene l’anidride carbonica sviluppata dal lievito. Il tipo di farina determina le proprietà dell’impasto.

Approfondimento per futuri panificatori, ingegneri agro-alimentari, scienziati delle preparazioni alimentari, cuochi e chef http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/01/28/la-forza-della-farina/.

1A - Il gioco dei becchi: dati

Ecco alcune tabelle con i dati del gioco:





Era importante il numero delle "catture"?
No, perché aver preso tante noci, se si ha un becco non adatto a romperle, è inutile: meglio fare una scelta più contenuta dal punto di vista dei numeri ma più efficace ai fini della nutrizione.
Anche poche "prede" potevano essere sufficienti, se il becco era "adatto" alla presa ed alla nutrizione.

lunedì 19 settembre 2016

1A- Il gioco dei becchi

BECCHI
Attività tratta, con alcune semplificazioni, da Giocare all'evoluzione, di Matteo Bisanti, Aurora Pederzoli, Roberto Guidetti, proposto sul sito di pikaia.eu

1 recipiente
1 pinza grande
1 pinza per il ghiaccio
1 molletta per il bucato
pinzette
  
      

Frutta/semi vari: noci castagne galle lenticchie chicchi d’uva piselli secchi semi di spinaci semi di fiori.
4 disegni di fringuelli di specie diversa, in cui la differenza più evidente è il becco.


Mettere nel recipiente frutta e semi.
Il recipiente rappresenta l’ambiente entro cui vivono tutte le specie di fringuelli, dove riescono a trovare cibo per loro stessi. Gli uccellini differiscono per forza e dimensione del becco, con il quale raccolgono e mangiano il cibo a disposizione.
Formare 4 gruppi.
Ogni gruppo ha una pinza o pinzetta o altro (un gruppo avrà la pinza grande, un altro gruppo la pinzetta ecc.), insieme all’immagine di un tipo specifico di fringuello.
Il becco degli uccelli e i vari tipi di pinze si corrispondono: esempio, il fringuello con il becco grosso, forte e robusto corrisponde alla pinza grande.
Ogni gruppo deve raccogliere il “cibo” all’interno del recipiente solamente utilizzando la pinza o pinzetta a disposizione. I membri di ogni gruppo hanno un tempo limite (30 secondi) per la raccolta.

Quando tutti i gruppi hanno completato la raccolta, analizzare il diverso contenuto del bottino.
Organizzare i dati in una tabella e provare a rispondere a una serie di domande.

1- Uccellini diversi per struttura e forma del loro becco possano mangiare cose diverse?
2- Quali differenze si riconoscono?
Probabilmente chi ha la pinza grande o la pinza da ghiaccio è riuscito ad afferrare le noci, ma solo gli uccelli con un becco forte (quindi il gruppo con la pinza grande) possono riuscire a spaccarle per mangiarle.
3- Quindi aveva senso raccogliere tante noci e castagne con la pinza del ghiaccio?
4- E ancora: chi ha le pinze più piccole cosa è riuscito a raccogliere?
Gli uccellini più piccoli probabilmente riusciranno a raccogliere solo le lenticchie, perché non possono afferrare niente di più grande. Anche se riuscissero ad afferrare una noce più grande difficilmente riuscirebbero a mangiarla, perché troppo dura.

Animali molto simili tra loro hanno comunque delle caratteristiche che li differenziano.
Spesso queste differenze sono conseguenza del processo noto come selezione naturale, cioè vengono selezionati certi caratteri, per esempio il becco, in relazione alle risorse di cibo disponibili sul territorio.