Visualizzazione post con etichetta origine dell'uomo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta origine dell'uomo. Mostra tutti i post

martedì 26 febbraio 2019

3A - Chi siamo e da dove veniamo

Mercoledì 20/02 abbiamo fatto lezione alla Sala 9 del Museo di Storia Naturale.
Questa esposizione è dedicata all'origine e all'evoluzione dell'uomo
Per evoluzione umana si intende il processo di origine ed evoluzione dell'Homo sapiens.
Alla sua comprensione hanno contribuito molte scienze differenti: fisiologia, anatomia comparata, archeologia, geologia, linguistica, genetica...
Si pensa che, circa 5-6 milioni di anni fa, ci siamo evoluti nel Rift africano da un progenitore comune  tra lo e lo scimpanzé, e che 2,3-2,4 milioni di anni fa, dal genere Australopithecus si sia differenziato il genere Homo.



Homo erectus si è poi diffuso in tutto il mondo fra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa, creando anche specie locali come l'Uomo di Neandertal in Europa. Un'ipotesi alternativa è che Homo erectus, lasciata l'Africa 2.000.000 di anni fa, si sia evoluto in Homo sapiens in diverse parti del mondo (Ipotesi multiregionale).

La visita al Museo si apre con un'introduzione all'ordine dei primati cui apparteniamo.
Le vetrine successive illustrano l'evoluzione dell'uomo con lo sviluppo delle facoltà cerebrali e il contemporaneo aumento delle dimensioni del cranio, l'acquisizione della postura eretta e l'aumento delle capacità di manipolazione degli oggetti. Una trattazione delle tappe fondamentali dell'evoluzione illustra le diverse specie finora trovate.
Uno degli esemplari di maggior pregio è il calco dello scheletro di Australopithecus afarensis, noto al pubblico con il nome confidenziale di Lucy. 

A sinistra, Lucy, a destra H. sapiens

Noi e il gorilla

Come si fa a capire che Lucy camminava eretta?
Si osserva l'inclinazione del femore: quella di Lucy è come la nostra.

Cosa mangiava Lucy? Da cosa si può capire?

 
L’antropologo Peter Ungar ha condotto uno studio sui denti degli australopiteci che rivela dettagli interessanti sulla loro dieta.  Lucy mostra denti con smalto ispessito e appiattito, per cui mangiava anche cibi duri o abrasivi come noci, semi e tuberi oltre a erbe e foglie.

Lucy camminava eretta: andatura bipede, rapporti familiari e amore

La stazione eretta non è affatto una posizione naturale. Essa è una sfida alle leggi della gravità perché eleva il baricentro del corpo e lo colloca in una posizione di perenne instabilità. Richiede una notevole spesa energetica per la ricerca continua della posizione di equilibrio. Implica anche una serie di rischi come ad esempio l'immobilità, o quasi, in caso di ferite o di fratture di un arto e una serie di disturbi, anche gravi, come lo schiacciamento delle vertebre, le sciatiche, le vene varicose, ecc.
E allora quali sarebbero stati i benefici derivanti da questa mutazione in grado di compensare questi inconvenienti?

Il vero beneficio sarebbe rappresentato dalla possibilità di utilizzare gli arti superiori come strumenti di presa e di trasporto di oggetti di varia natura e nello stesso tempo di acquisire, grazie alla maggiore altezza, un migliore controllo del territorio.

Si sa che gli organismi viventi hanno tanto più successo, nella lotta per la sopravvivenza, quanto più sono in grado di lasciare una discendenza: non produrre gran numero di figli, ma far in modo che ne rimanga in vita il maggior numero possibile di quelli nati e per il tempo necessario perché sia prodotta a sua volta altra prole.

Ebbene nella nostra specie, a differenza di tutti gli altri mammiferi, e quindi anche delle scimmie, la femmina non ha l'estro (con questo termine si indica quel periodo di fecondità in cui gli animali manifestano, attraverso segni esteriori evidenti, un desiderio irrefrenabile all'accoppiamento).
L'estro è una garanzia di prolificità.

Ma nell'uomo non è così: esso, come tutti sanno, può avere rapporti sessuali senza che questi portino necessariamente alla nascita di un figlio.
Che cosa c'entra tutto ciò con la posizione eretta?

Immaginiamo che fra gli Ominidi che abitavano la foresta alcuni acquisirono la posizione eretta attraverso una mutazione, dopo che furono costretti a discendere dagli alberi indotti dai cambiamenti climatici. In questi individui, appena scesi a terra, la stazione eretta era presumibilmente molto malsicura, ma andò lentamente migliorando. A questa evoluzione contribuirono alcune mutazioni fra cui la comparsa di un individuo (femmina) privo dell'estro.

La prima femmina senza l'estro non avrebbe dunque richiamato l'attenzione del maschio dominante, quello che, all'interno del gruppo, feconda tutte le femmine. 
Il fatto di non possedere l'estro dovrebbe rappresentare uno svantaggio evolutivo.

Immaginiamo allora che all'interno di un gruppo di pre-Ominidi che abitavano la foresta e che vivevano sugli alberi, ma che erano anche in grado di camminare al suolo in posizione eretta (o quasi), sia comparsa una femmina senza l'estro. Questa femmina avrebbe potuto accoppiarsi con un giovane del gruppo senza incontrare ostacoli da parte del maschio dominante in quanto quest'ultimo non si sarebbe accorto di lei proprio perché priva dell’estro e dei suoi evidenti segnali. Da questi rapporti, apparentemente sterili, sarebbe potuta nascere una discendenza, e quindi altre femmine di quel tipo, cioè senza l'estro. Notare che questa situazione corrisponde ad una disponibilità sessuale continua da parte della femmina e non limitata a certi periodi come con l’estro.

Una femmina però che si fosse trovata sola a provvedere all'allevamento del piccolo, avrebbe incontrato enormi difficoltà e forse non ce l'avrebbe fatta a far sopravvivere il figlio e sé stessa.Negli animali che vivono in comunità, tutti i componenti del gruppo erano chiamati a collaborare per l'interesse comune. A causa della situazione che si era venuta a creare dovette svilupparsi un nuovo tipo di rapporto fra i singoli componenti del gruppo; si dovette cioè instaurare, fra individui di sesso diverso, un legame personalizzato, di tipo monogamo, in cui il maschio, compensato dalla disponibilità sessuale continua, si sarebbe legato ad un'unica femmina, e precisamente a quella dalla quale aveva avuto il figlio. Forse in questo modo è nato quello che chiamiamo amore, cioè un rapporto di coppia stabile fondato su attrazioni di tipo diverso da quei comportamenti stereotipati riscontrabili negli animali che conducono vita comunitaria.

In questa particolare situazione la stazione eretta sarebbe stata di grande utilità perché avrebbe consentito di tenere in braccio i cuccioli. La liberazione delle mani dalla schiavitù della locomozione avrebbe consentito inoltre il trasporto del cibo e pertanto il bipedismo e la stazione eretta si sarebbero rivelati, alla fine, un vantaggio nella lotta per l'esistenza, perché avrebbero consentito il perfezionamento delle cure parentali e quindi in definitiva una migliore garanzia di sopravvivenza.
In conclusione, anche l’amore ha una storia “evolutiva”.

Il grande balzo in avanti di Homo sapiens

All’incirca 40mila anni fa si registrano alcune trasformazioni dell’apparato che permette l’emissione di suoni – cioè l’abbassamento della faringe e un diverso posizionamento della laringe.
Queste novità anatomiche compaiono in un ominide che aveva già acquisito la stazione eretta. L’uso delle mani e lo sviluppo di un apparato capace di produrre una più vasta gamma di suoni sono gli strumenti con cui i nostri antenati svilupperanno le straordinarie capacità che cambieranno il corso dell’esistenza della nostra specie.

I paleoantropologi parlano di un grande balzo in avanti di Homo sapiens in termini di comparsa di capacità cognitive nuove e non confrontabili rispetto a quelle degli altri Primati: nascono la diversità culturale e linguistica, l'arte, le pratiche di sepoltura.

L’Homo sapiens possedeva il corredo anatomico, neurale e comportamentale necessario già centomila anni prima: perché ha aspettato tanto? Perché l’avvicinamento alla produzione simbolica, all’arte, alla spiritualità e alla diversità culturale non è stato graduale? Perché questa discontinuità? Non c’è stata la comparsa di strutture che non fossero già presenti nelle scimmie antropomorfe: è stata solo una questione di organizzazione e di connessione fra le parti.

Oggi molti scienziati ipotizzano che intelligenza simbolica sarebbe connessa all’emergenza del linguaggio articolato.
Quest’ultimo sarebbe scaturito dall’abbassamento della laringe, che comporta la modificazione del suono proveniente dalle corde vocali. È una trasformazione anatomica molto rischiosa per una specie, perché la discesa della laringe impedisce all’animale di deglutire e di respirare allo stesso tempo, esponendolo al rischio continuo di soffocamento.
Nessun mammifero eccetto Homo sapiens ha adottato questa modificazione e anche i cuccioli umani, fino all’età di due anni, rimangono con la laringe alta per poter succhiare il latte e respirare contemporaneamente: entrambi non possiedono l’apparato necessario per il linguaggio articolato. Il linguaggio articolato comporta rischio: per avere i suoi vantaggi si deve correre il pericolo del soffocamento ( il video sulla deglutizione è qui).

Alla nascita la laringe del neonato è in posizione alta, all’altezza di C1-C2. Questo comporta la separazione fra respirazione e deglutizione: ciò permette al neonato di respirare e poppare contemporaneamente.
Più avanti la laringe discende fino ad estendersi da C3 a C7. Si sviluppano attività riflesse volte a proteggere le vie respiratorie inferiori al passaggio del bolo o di altre sostanze che transitano in faringe. La laringe acquisisce specializzazioni nelle funzioni respiratoria e fonatoria, con importanti implicazioni riflesse durante la deglutizione.





Australopiteci in 3A

  
  

  



lunedì 8 febbraio 2016

3A - L'amore è...

Gioco

Una tovaglia molto colorata.
Molti cartoncini di colori diversi.
Tre squadre: una squadra è fatta da prede, l’altra da predatori, la terza da osservatori.

Le prede dispongono i cartoncini colorati, che rappresentano la loro prole, sulla tovaglia (il loro "ambiente") in modo che siano in qualche modo protetti. Questi "genitori" non possono intervenire per contrastare i predatori.
Entrano in scena i predatori, all'oscuro di tutto perché in attesa fuori dall'aula, ai quali si dirà che ci sono degli “oggetti” sulla tovaglia che dovranno trovare e prendere (senza devastare l’ambiente, pena l’espulsione) nel tempo di tre giri intorno al tavolo.
Alla fine si contano le catture.

Osservazioni
I "genitori" (le prede) hanno collocato i cartoncini su parti della tovaglia di colore simile, in modo che si mimetizzassero e non fossero catturati.
Nonostante ciò, quasi tutti i cartoncini sono stati presi. Solo alcuni cartoncini, di un colore praticamente identico allo sfondo, si sono salvati. Sono necessari molti cartoncini affinché se ne salvi qualcuno, visto che i genitori non possono in alcun modo difendere la prole.

Nel nostro semplice modello, le prede hanno una notevole capacità di "invasione" dell'ambiente ma anche una sostanziale instabilità: elevata prolificità ma elevata mortalità.
Le prede, con questa strategia, usano scarse cure alla prole.
Queste specie utilizzano una strategia che gli etologi chiamano strategia r. Gli individui si sviluppano rapidamente raggiungendo in tempi brevi l'età riproduttiva. Nonostante l'elevata mortalità l'elevata prolificità e il frequente ricambio generazionale sono in grado di garantire intensi ritmi di crescita.
Un'altra strategia è quella detta K.
 Le popolazioni delle specie a strategia K hanno ritmi di crescita lenti e, una volta saturata la capacità portante dell'ambiente, si assestano su un livello di equilibrio.
Le specie a strategia K sono caratterizzate da elementi che denotano una crescita demografica lenta ma sostanzialmente stabile: fertilità moderatamente bassa; ricambio generazionale differito nel tempo, con sovrapposizione di più generazioni; basso tasso di mortalità.
Gli individui si sviluppano lentamente e una volta raggiunta l'età adulta sono in grado di riprodursi per tempi relativamente lunghi, presentando una certa longevità. Il basso grado di prolificità è compensato dalla cura della prole, comportamento che riduce notevolmente la mortalità fino all'età riproduttiva. La competizione intraspecifica è limitata - almeno fra gli animali - da comportamenti che tendono a prevenirla, come ad esempio la territorialità. I fattori di controllo naturali, rappresentati dalle malattie e dagli antagonisti naturali, hanno un basso impatto, perciò tendono a mantenere costante il tasso di mortalità senza bruschi incrementi, come avviene invece nella strategia r.

RIASSUMENDO:
Le specie r-strateghe:
si riproducono presto
hanno corti tempi di generazione (tempi tra due generazioni successive)
si riproducono molte volte (lunga vita riproduttiva)
hanno molti figli a ogni riproduzione
forniscono poche cure parental
 sono opportuniste: si riproducono molto con condizioni favorevoli ma possono collassare rapidamente
Le specie K-strateghe:
si riproducono tardi
hanno lunghi tempi di generazione (tempi tra due generazioni successive)
si riproducono poche volte (corta vita riproduttiva)
hanno pochi figli a ogni riproduzione
i figli si sviluppano all'interno del corpo materno, sono piccoli, maturano lentamente e sono curati fino all'età riproduttiva da uno o due genitori

Tenuto conto delle limitazioni legate alle risorse ambientali, una specie per assicurarsi il successo quanti figli deve produrre?A quale età la femmina deve raggiungere la maturità sessuale? E’ più conveniente avere una prole numerosa o parti singoli? Quanto tempo è dedicato alle cure parentali? Qual è la durata ottimale del ciclo vitale?
La scelta della strategia R significa preferire la “quantità”: la specie impegna le proprie “energie” per mantenere alto il tasso riproduttivo con molti nati che sviluppano rapidamente: il ciclo vitale dell’individuo si esaurisce nel tempo necessario per raggiungere la maturità sessuale e riprodursi. Chi sceglie la strategia K opta per la “qualità” . I Primati sono caratterizzati da un basso tasso riproduttivo, con parto semplice. Un solo nato allattato e protetto per un lungo periodo di tempo consente al cucciolo di raggiungere la maturità nelle migliori condizioni per riprodursi a sua volta. Inoltre, il lungo periodo di apprendimento consente al cervello, attraverso l’arricchimento dei rapporti sociali, di esprimere tutte le sue potenzialità aumentando così le probabilità di sopravvivenza.

A cosa serve parlare di Strategia r-K?
Leggiamo un riassunto da D. Johansson/O. Lovejoy, Lucy - Le origini dell'umanità



Un sito tutto dedicato a Lucy, dove puoi confrontare il suo scheletro con il nostro e quello degli scimpanzè: http://elucy.org/
Un magnifico sito per confrontare gli scheletri: http://www.eskeletons.org/

ANDATURA BIPEDE E RAPPORTI FAMILIARI

Abbiamo detto che la stazione eretta non è affatto una posizione naturale. essa è una sfida alle leggi della gravità perché eleva il baricentro del corpo e lo colloca in una posizione di perenne instabilità. La stazione eretta richiede quindi, da parte dell'individuo che la possiede, una notevole spesa energetica per la ricerca continua della posizione di equilibrio. Inoltre essa implica anche una serie di rischi come ad esempio l'immobilità, o quasi, in caso di ferite o di fratture di un arto e una serie di disturbi, anche gravi, come lo schiacciamento delle vertebre, le sciatiche, le vene varicose, ecc.
E allora quali sarebbero stati i benefici derivanti da questa mutazione in grado di compensare gli inconvenienti fisiologici che devono aver tormentato l'uomo primitivo e che affliggono ancora oggi l'uomo moderno?

Il vero beneficio, secondo l'anatomista americano O. Lovejoy sarebbe rappresentato dalla possibilità di utilizzare gli arti superiori come strumenti di presa e di trasporto di oggetti di varia natura e nello stesso tempo di acquisire, grazie alla maggiore altezza, un migliore controllo del territorio.
Lovejoy ha elaborato una teoria che spiegherebbe il migliore adattamento all'ambiente che la posizione eretta avrebbe rappresentato per i progenitori della specie umana quando questi si trovarono nella savana a dover competere con le scimmie più prolifiche.
Si sa che gli organismi viventi hanno tanto più successo, nella lotta per la sopravvivenza, quanto più sono in grado di lasciare una discendenza: non si tratterebbe quindi di produrre gran numero di figli, quanto piuttosto di far in modo che ne rimanga in vita il maggior numero possibile di quelli nati e per il tempo necessario perché sia prodotta a sua volta altra prole.

Ebbene nella nostra specie, a differenza di tutti gli altri mammiferi, e quindi anche delle scimmie, la femmina non ha l'estro (con questo termine si indica quel periodo di fecondità in cui gli animali manifestano, attraverso segni esteriori evidenti, un desiderio irrefrenabile all'accoppiamento).

Tutti hanno potuto osservare i cani e i gatti nel periodo dell'estro, cioè quando, come si usa dire, sono "in calore". L'estro è una garanzia di prolificità in quanto ogni accoppiamento che avvenisse nel periodo di tempo stabilito dalla natura si concluderebbe inevitabilmente con la fecondazione delle uova e quindi con la nascita di uno o più figli.

Ma nell'uomo non è così: esso, come tutti sanno, può avere rapporti sessuali senza che questi portino necessariamente alla nascita di un figlio.
Che cosa c'entra tutto ciò con la posizione eretta? Lovejoy immagina che fra gli Ominidi che abitavano la foresta alcuni acquisirono la posizione eretta attraverso una mutazione, dopo che furono costretti a discendere dagli alberi indotti, come vedremo meglio in seguito, da una necessità dettata da cambiamenti climatici. In questi individui, appena scesi a terra, la stazione eretta era presumibilmente molto malsicura, ma andò lentamente migliorando. A questa evoluzione contribuirono alcune mutazioni fra cui, secondo Lovejoy, la comparsa di un individuo privo dell'estro.

La prima femmina senza l'estro non avrebbe dunque presentato quelle modificazioni di comportamento, tipiche degli animali "in calore", capaci di richiamare l'attenzione del maschio dominante il quale è colui che, all'interno del gruppo, feconda tutte le femmine. Questo comportamento è molto diffuso tra i mammiferi ed è la regola, ad esempio, fra i gorilla e i babbuini. Agli altri maschi del gruppo è in genere precluso l'accoppiamento, anche se, in realtà, ad alcuni di essi la cosa è consentita ma solo in periodi non fertili. Così è stato osservato ad esempio fra i babbuini.
Il fatto di non possedere l'estro dovrebbe rappresentare uno svantaggio evolutivo: la teoria evoluzionistica insegna però che un carattere può apparire svantaggioso se considerato a sé stante, ma vantaggioso se valutato insieme ad altri con i quali interagisce.

Immaginiamo allora che all'interno di un gruppo di pre-Ominidi che abitavano la foresta e che vivevano sugli alberi, ma che erano anche in grado di camminare al suolo in posizione eretta (o quasi), sia comparsa una femmina senza l'estro. Questa femmina avrebbe potuto accoppiarsi con un giovane del gruppo senza incontrare ostacoli da parte del maschio dominante in quanto quest'ultimo non si sarebbe accorto di lei proprio perché priva dell'estro. Da questi rapporti, apparentemente sterili, sarebbe potuta nascere una discendenza, e quindi altre femmine di quel tipo, cioè senza l'estro. Notare che questa situazione corrisponde ad una disponibilità sessuale continua da parte della femmina e non limitata a certi periodi come con l’estro.

Una femmina però che si fosse trovata sola a provvedere all'allevamento del piccolo, avrebbe incontrato enormi difficoltà e forse non ce l'avrebbe fatta a far sopravvivere il figlio e sé stessa. In precedenza, all'interno del gruppo, non vi erano stati di questi problemi, perché, come succede anche attualmente negli animali che vivono in comunità, tutti i componenti del gruppo erano chiamati a collaborare per l'interesse comune. A causa della situazione che si era venuta a creare dovette svilupparsi un nuovo tipo di rapporto fra i singoli componenti del gruppo; si dovette cioè instaurare, fra individui di sesso diverso, un legame personalizzato, di tipo monogamo, in cui il maschio, compensato dalla disponibilità sessuale continua, si sarebbe legato ad un'unica femmina, e precisamente a quella dalla quale aveva avuto il figlio. Forse in questo modo è nato quello che chiamiamo amore, cioè un rapporto di coppia stabile fondato su attrazioni di tipo diverso da quei comportamenti stereotipati riscontrabili negli animali che conducono vita comunitaria.

In questa particolare situazione la stazione eretta sarebbe stata di grande utilità perché avrebbe consentito di tenere in braccio i cuccioli. La liberazione delle mani dalla schiavitù della locomozione avrebbe consentito inoltre il trasporto del cibo e pertanto il bipedismo e la stazione eretta si sarebbero rivelati, alla fine, un vantaggio nella lotta per l'esistenza, perché avrebbero consentito il perfezionamento delle cure parentali e quindi in definitiva una migliore garanzia di sopravvivenza.
In conclusione, anche l’amore ha una storia “evolutiva”.

lunedì 17 febbraio 2014

Primati

Oggi si parlava dell'albero evolutivo dell'uomo e qualcuno ha citato i primati.
Nature (2005)
I numeri bianchi indicano, in milioni di anni, la data approssimativa della separazione. In rosso le varie specie:
1 proscimmie

2 scimmie del nuovo mondo (Sud America)

3 scimmie del vecchio mondo (africane e asiatiche)
4 gibbone

5 orango
6 gorilla

7 donna (uomo)
8 scimpanzè*

* Ci sono due specie di scimpanzè (lo scimpanzè comune Pan troglodytes e il bonobo Pan paniscus).

I primati (sing. primate) costituiscono un ordine di Mammiferi placentati comprendenti i tarsi, i lemuri, le scimmie e l'uomo. Tutti i primati hanno in comune le seguenti caratteristiche: 5 dita su ogni zampa, con un pollice opponibile e corte unghie, una dentatura non specializzata, caratteristica di dieta onnivora, visione a colori e binoculare con gli occhi cioè rivolti in avanti. Le specie del Vecchio Mondo tendono spesso a presentare dimorfismo sessuale, consistente di solito nelle maggiori dimensioni dei maschi. Nelle specie del Nuovo Mondo il dimorfismo sessuale è ridotto o assente. (da Wiki)

lunedì 10 febbraio 2014

La guerra del fuoco

La guerra del fuoco (La guerre du feu) è un film del 1981 diretto da Jean-Jacques Annaud. E' un film d'avventura di ambientazione preistorica, i cui interpreti si esprimono solo tramite gesti e suoni. Il regista si è servito di illustri consulenti: lo scrittore Anthony Burgess, autore del romanzo Arancia meccanica, ha ideato il linguaggio del film; l'etologo Desmond Morris si è occupato invece del linguaggio gestuale. Oscar per i trucchi.



80.000 anni fa, la sopravvivenza degli uomini nelle immense distese inesplorate dipendeva dal possesso del fuoco. Per quegli esseri primitivi, il fuoco rimase un oggetto misterioso fino a quando non impararono a crearlo. Il fuoco doveva essere rubato alla natura, mantenuto in vita, protetto da vento e pioggia, difeso dai nemici. Il fuoco divenne simbolo di potere e sinonimo di sopravvivenza. Coloro che possedevano il fuoco, possedevano la vita.
(Scritta introduttiva del film) 

Una tribù di neandertaliani viene attaccata da un altro gruppo di Homo. Nella fuga il piccolo focolare che costituisce la sua riserva di fuoco, fonte di vita e di calore, finisce in acqua. In tre si mettono alla ricerca del fuoco, riuscendo a rubarlo a una tribù di cannibali. Durante la battaglia per impadronirsi del fuoco una giovane donna di Homo sapiens, prigioniera dei cannibali, riesce a liberarsi  e si unisce ai tre cacciatori. Tra il capo dei cacciatori e la giovane nasce un legame. Durante il viaggio di ritorno i tre vengono in contatto con la tribù della giovane dalla cui cultura più sviluppata apprendono la tecnica per accendere il fuoco, l'uso delle frecce scagliate col propulsore ma anche la capacità di ridere. Tutto ciò lo trasmetteranno alla loro tribù una volta concluso il loro viaggio.
(da Wikipedia)

J.-J. Annaud, di cui ricordiamo anche Il nome della rosa (1986), L'orso (1988), L'amante (1991), Sette anni in Tibet (1997), ha filmato La guerra del  fuoco in Canada, Scozia, Kenya, Irlanda.

mercoledì 5 febbraio 2014

La stazione eretta

Sapresti spiegare queste due immagini? Chi sono A, B, C e D?

Asse di gravità (Grande scimmia a sinistra, Homo sapiens sapiens a destra)

Freccia verso l'alto: condili occipitali; freccia verso il basso: centro di equilibrio.




venerdì 24 gennaio 2014

L'evoluzione e l'origine dell'uomo

1- Cominciamo con i protagonisti: Darwin e co, dal viaggio del Beagle al dibattito con il vescovo Wilberforce.

2- La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate "selezione naturale" o "sopravvivenza del più adatto". Le variazioni che non sono né utili né nocive non saranno influenzate dalla selezione naturale, e rimarranno allo stato di elementi fluttuanti… o infine, si fisseranno, per cause dipendenti dalla natura dell'organismo e da quella delle condizioni (Charles Darwin, L'origine delle specie, 1859): la teoria dell'evoluzione.

3-Fotostoria di Homo sapiens: la Rift Valley, il confronto con scimpanzè e gorilla, i fossili.

4- Chi siamo e da dove veniamo: la famiglia ominide fa la sua comparsa in un luogo imprecisato del continente africano intorno a 6-7 milioni di anni fa. La specie Homo muove i suoi primi passi, sempre in Africa, molto tempo dopo, fra 160 e 200mila anni fa. Circa 50mila anni fa compaiono sepolture rituali e arte rupestre. Con la “rivoluzione paleolitica” nasce la mente umana. All’incirca dai 45mila ai 34mila anni fa emergono capacità cognitive inedite e incommensurabili rispetto a quelle degli altri primati. I comportamenti sociali raggiungono livelli complessi. 
Cosa può avere innescato questa esplosione di creatività, di mobilità, di immaginazione e di spiritualità?

5- Il grande balzo in avanti di Homo sapiens. L’Homo sapiens possedeva già centomila anni prima il corredo anatomico, neurale e comportamentale necessario alla comparsa di capacità cognitive nuove e non confrontabili rispetto a quelle degli altri Primati (e che porteranno alla diversità culturale e all'arte): perché ha aspettato tanto? Perché l’avvicinamento alla produzione simbolica, all’arte, alla spiritualità e alla diversità culturale non è stato graduale? Non c’è stata la comparsa di strutture che non fossero già presenti nelle scimmie antropomorfe: è stata solo una questione di organizzazione e di connessione fra le parti.


martedì 21 maggio 2013

Da dove veniamo?

La famiglia ominide fa la sua comparsa in un luogo imprecisato del continente africano intorno a 6-7 milioni di anni fa.
La specie Homo muove i suoi primi passi, sempre in Africa, molto tempo dopo, fra 160 e 200mila anni fa.
Fisicamente ci somiglia molto. Il suo universo cognitivo da cacciatore-raccoglitore, invece, è lontanissimo da noi. Si tratta di una specie ben adattata al clima africano, capace di spostarsi e di adattarsi. Ma per molti altri aspetti l’Homo sapiens è un ominide al pari di altri suoi predecessori o coetanei con i quali ha convissuto per decine di millenni, fino a poco meno di 30mila anni fa.

Circa 50mila anni fa compaiono sepolture rituali e arte rupestre. Con la “rivoluzione paleolitica” nasce la mente umana.
Nel 1872 Charles Darwin scrive nella sesta edizione dell’Origine delle specie una lunga dissertazione sull’origine degli organi di estrema complessità e perfezione.
I creazionisti avevano infatti notato, nella loro critica a Darwin, che era difficile spiegare come lo stadio iniziale di un organo, per esempio un 5% di un’ala o di un occhio, potesse essersi evoluto in vista della sua utilità attuale, dato che non poteva servire all’inizio per volare o per vedere. 
 Darwin sostenne che in natura un organo può svolgere più funzioni o, viceversa, una funzione può essere assolta da più organi.
In tal modo, la selezione naturale può convertire una struttura da una certa funzione primaria a un’altra nel corso dell’evoluzione. Un organo può dunque avere un pre-adattamento per una certa funzione e poi essere utilizzato per un’altra. 
Come dire che l’utilità attuale di una struttura o di un comportamento non coincide necessariamente con la sua origine storica.

All’incirca dai 45mila ai 34mila anni fa emergono capacità cognitive inedite e incommensurabili rispetto a quelle degli altri primati. I comportamenti sociali raggiungono livelli complessi. 

Un nuovo fenomeno ha fatto la sua comparsa sul pianeta: una specie dotata di linguaggio articolato e di spiccate capacità relazionali e simboliche, con forti tendenze all’elaborazione di concetti astratti.
Da un ramoscello laterale dell’evoluzione nasce la prima specie biologica autocosciente in grado di porsi domande sul proprio destino e, qualche millennio a venire, sulla propria evoluzione. 
Se proviamo a elencare, con l’aiuto della letteratura paleoantropologica più aggiornata, le caratteristiche che l’umanità manifesta nei siti europei in concomitanza con questo grande balzo, gli elementi di discontinuità appaiono davvero straordinari. Compaiono le prime forme di innovazione culturale; le popolazioni umane si dividono in gruppi stabili e omogenei, nasce la diversità culturale e linguistica; esplode la produzione di rappresentazioni simboliche e artistiche; si ritualizzano le pratiche di sepoltura; compaiono i primi indizi di un interesse per la comprensione dei fenomeni naturali; le società di caccia e raccolta si raffinano enormemente.

Cosa può avere innescato questa esplosione di creatività, di mobilità, di immaginazione e di spiritualità?

(adattato da Telmo Pievani)