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sabato 23 gennaio 2016

Bambini e sfruttamento

Dal sito dell'UNICEF: Nel mondo sono più di 150 milioni i bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione.


Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta, in quanto sottoprodotto della povertà, che contribuisce anche a riprodurre. Tuttavia, non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo. 
 
 Nel mondo 74 milioni di bambini sono impiegati in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi. 

E' il caso dei bambini impiegati nelle miniere in Cambogia, nelle piantagioni di tè nello Zimbabwe, o che fabbricano bracciali di vetro in India.



Tra le peggiori forme di lavoro minorile rientra anche il lavoro di strada, ovvero l'impiego di tutti qui bambini che, visibili nelle metropoli asiatiche, latino-americane e africane, cercano di sopravvivere raccogliendo rifiuti da riciclare o vendendo cibo e bevande. 
 
Nella sola città di Dakar, capitale del Senegal, sono 8.000 i bambini che vivono come mendicanti. 


Altra faccia di questa tragica realtà è lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali, che coinvolge un milione di bambini ogni anno. 

Se le varie tipologie di lavoro minorile posson essere in qualche modo quantificate, una più di altre è caratterizzata dall'invisibilità e sfugge a una valutazione statistica: si tratta del lavoro domestico e familiare, in cui sono impiegate soprattutto le bambine. 
 
Che si tratti di lavoro in casa di altri (lavoro domestico) o in casa propria (lavoro familiare), per le bambine esso diventa spesso una vera e propria forma di schiavitù, che le costringe a vivere nell'incubo della violenza e dell'abuso.

Dare voce ai bambini vittime del lavoro consente alle organizzazioni internazionali di capire meglio il fenomeno, e migliorare gli interventi a favore dei bambini. 

In effetti a partire dal 2002 si è verificata, sopratutto in America Latina e Caraibi, una diminuzione del 26% del numero di minori impiegati in lavori pericolosi. 

Progressi più lenti si registrano invece in Africa Subsahariana (dove sono ancora 69 milioni i bambini impiegati in varie forme di child Labour) e in Asia, dove i bambini lavoratori sono 44 milioni. 


OBIETTIVI
Obiettivi di Sviluppo del Millennio


Obiettivo 1 - Dimezzare povertà e fame  
Eliminare la povertà estrema e la fame
 •  A livello globale, la prevalenza di bambini sottopeso di meno di cinque anni è diminuita dal 31% al 26% tra il 1990 e il 2008.
 •  I bambini appartenenti al quintile più povero delle loro società hanno probabilità più che doppie di essere sottopeso, e corrono rischi maggiori di arresto della crescita, rispetto ai bambini del quintile più ricco. La prevalenza del peso insufficiente tra i bambini delle campagne è superiore del 50% rispetto a quella tra i bambini che vivono in aree urbane.

Obiettivo 2 - Istruzione primaria universale
OSM 2: Raggiungere l’istruzione primaria universale
Nel 2008 più di 100 milioni di bambini in età di scuola primaria non frequentavano la scuola, e il 52% di loro era costituito da bambine. Dei 100 milioni di bambini in età di scuola primaria che, secondo le stime, non frequentano la scuola, circa 70 milioni vivono nei 33 paesi colpiti da conflitti armati. Solo 12 paesi e territori in via di sviluppo presentano tassi di frequenza della scuola secondaria pari o superiori al 90%.

venerdì 22 gennaio 2016

3A - Iqbal

(da Wikipedia)


      
Iqbal Masih, in urdu اقبال مسیح (Muridke, 1983 – Lahore, 16 aprile 1995), è stato un bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro infantile.

Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro, unici strumenti di lavoro bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite. 

Iqbal Masih nacque nel 1983 in una famiglia molto povera. A quattro anni fu venduto dal padre per pagare un debito di 26 dollari a un venditore di tappeti.
Fu quindi costretto a lavorare 10-12 ore al giorno, incatenato al telaio e sottonutrito, tanto da riportare un danno alla crescita. Nel 1992 riuscì a uscire di nascosto dalla fabbrica e partecipò insieme ad altri bambini a una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front, (BLLF), organizzazione fondata da Ullah Khan che ottenne nello stesso anno la promulgazione del Bonded Labor System Abolition Act. Ritornato nella manifattura, si rifiutò di continuare a lavorare malgrado le percosse. Il padrone sostenne che il debito anziché diminuire era aumentato a diverse migliaia di rupie, pretendendo di inserirvi lo scarso cibo dato a Iqbal, supposti errori di lavorazione eccetera. La famiglia fu costretta dalle minacce ad abbandonare il villaggio e Iqbal, ospitato in un ostello dalla BLLF, ricominciò a studiare.

Dal 1993 cominciò a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali, sensibilizzando l'opinione pubblica sui diritti negati dei bambini lavoratori pakistani contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell'infanzia. Alla fine del 1994 si recò a Stoccolma, partecipando a una campagna di boicottaggio dei tappeti pakistani volta a mettere pressione sulle autorità di Islamabad. Nel dicembre del 1994 presso la Northeastern University di Boston ricevette il premio Reebok Human Rights Award. Vista la giovanissima età venne creata una categoria apposita: Youth in Action.

Nel frattempo, sia per la pressione internazionale che per l'attivismo locale, le autorità pakistane avevano preso una serie di provvedimenti, tra cui la chiusura di decine di fabbriche di tappeti. Nel febbraio 1995 partecipò ad un incontro tra rappresentanti del BLLF e dell'industria dei tappeti, su invito del giornale The Nation, in cui il confronto raggiunse toni duri.

La famiglia di Iqbal era cristiana e per tradizione a Pasqua si riuniva presso una chiesa ad Haddoquey, villaggio materno. Le testimonianze circa gli avvenimenti dell'ultima giornata della sua vita, il 16 aprile 1995, giorno di Pasqua, sono in buona parte imprecise e contraddittorie. Due cugini che l'accompagnavano, Faryad e Lyakat, riferiscono che ad un certo punto nel tardo pomeriggio non prese l'autobus che doveva portarlo nella capitale e si allontanò con loro in bicicletta.

Secondo il rapporto della polizia e la testimonianza iniziale dei cugini, uno dei quali fu ferito nella sparatoria in cui Iqbal Masih venne ucciso, l'omicida fu un lavoratore agricolo a seguito di una breve lite. Il BLLF però accusò subito dell'accaduto la "mafia dei tappeti". Un rapporto di un noto gruppo indipendente di difesa dei diritti umani, la Human Rights Commission of Pakistan, pubblicato nel mese successivo affermò tuttavia che non vi era alcuna evidenza che dietro la morte di Iqbal vi fosse l'industria dei tappeti. A distanza di tempo permangono diversi dubbi sull'accaduto. Pure i due cugini poche settimane dopo ritrattarono la loro testimonianza iniziale. A seguito della sua morte, il tema del lavoro minorile, in special modo nell'industria pakistana dei tappeti, ha ricevuto ancora maggior attenzione, rendendo Iqbal un vero e proprio simbolo di tale causa.