Rivediamo il problema leggendo cosa c'è scritto sull'Amaldi (un testo di fisica molto usato nelle scuole):
Fatica e lavoro
Se trasportiamo una cassa su per le scale, la fatica che sperimentiamo cresce sia all’aumentare del peso della cassa, sia all’aumentare della lunghezza della salita. In questo caso la grandezza fisica «lavoro», proporzionale sia alla forza che allo spostamento, descrive piuttosto bene anche la nostra sensazione di fatica. Per definizione, però, un uomo che porta una valigia lungo un percorso orizzontale compie un lavoro nullo, perché la forza e lo spostamento sono perpendicolari. Naturalmente, per trasportare la valigia questa persona non fa una fatica nulla. In questo caso, quindi, la grandezza fisica «lavoro» non corrisponde alla nostra sensazione di fatica. La contraddizione è soltanto apparente: i nostri muscoli striati non sono in grado di «bloccarsi» e rimanere immobili per sostenere la valigia; mentre la trasportiamo, essa ci piega verso il basso e noi continuiamo a rispondere, anche senza accorgercene, con microscopici ma continui movimenti verso l’alto dei muscoli del braccio. In ognuno di questi spostamenti la forza che esercitiamo e lo spostamento sono paralleli, per cui il lavoro che compiamo è positivo.È la somma di questi lavori che noi avvertiamo come fatica.
Infatti se andiamo a vedere la definizione di lavoro, troviamo:
(da Amaldi) |
E in generale:
Quindi, se calcolo il lavoro (componente della forza nella direzione dello spostamento - o F// - moltiplicata per lo spostamento) trovo:
Differenza tra "fatica fisica" e lavoro in Fisica - da Fisica e realtà. Con quaderno di lavoro. Per le Scuole superiori, Volume 2 Di Angelo Baracca, Mira Fischetti, Riccardo Rigatti |
Il lavoro è nullo |
Il lavoro è nullo! |
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